CASSA FORENSE ============= Gli avvocati versano i contributi alla Cassa Forense, questi variano in base al fatturato, con un contributo minimo soggettivo-per il 2020 pari a €2.890,00- al quale si aggiunge il contributo maternità e una percentuale sul volume d'affari IVA dichiarato. Com'è noto con la riforma del 2013 Cassa Forense ha introdotto il sistema retributivo misto sostenibile aumentando il livello di copertura delle pensioni; le pensioni retributive sono caratterizzate da uno scarso collegamento tra contributi versati e prestazioni ricevute. In alcuni casi si si tratta di un vero e proprio regalo a carico della collettività, in altri casi la differenza in più tra quanto versato con la contribuzione e quanto incassato con la pensione diventa un vero e proprio intervento assistenziale; si pensi alle numerose pensioni integrate al minimo erogate dalla Cassa Forense. Un sistema a ripartizione è finanziariamente sostenibile solo quando restituisce al lavoratore, sotto forma di pensione, i contributi versati, capitalizzati ad un tasso non superiore al tasso di crescita dell'economia e spalmati sull'arco di vita probabile desumibile dalle tavole di mortalità pubblicate dall'ISTAT. La differenza costituisce il famoso regalo offerto dal sistema retributivo di Cassa Forense che va ad implementare il già cospicuo debito previdenziale e che viene scaricato tout court sulle generazioni più giovani, molto criticato da più parti. Ma oltre le critiche suddette, ampliamente trattate, ci preme rilevare un altro problema, di cui si parla poco ma che è destinato ad essere sempre più pressante, esso opera contro i colleghi più deboli che possono fatturare nulla, o che fatturano al di sotto dei €20.000 annui. Se consideriamo che il reddito medio per il 2019 è stato inferiore ai € 40.000, che i redditi più bassi si sono registrati tra le donne ed i meridionali, che il blocco per l'infezione da covid19, provocherà una crisi economica -- forse la più grave degli ultimi cento anni - quindi un'ulteriore flessione dei redditi degli avvocati, il problema si prospetta di notevoli dimensioni. Al netto della riduzione per i giovani colleghi, della possibilità di esonero, che per malattia può essere chiesto una sola volta, della possibilità (spesso non riconosciuta) di rientrare nella pensione al minimo, ci troviamo svariati casi in cui se per una grave malattia, per qualche accidente o disgrazia non si riesca a fatturare o si fattura meno di € 20.000 annui, il collega sarà tenuto a versare il contributo minimo soggettivo, magari proprio nel momento di estrema difficoltà della sua vita, ma l'abominio è nel fatto che questo contributo- versato nella maggior parte dei casi, con grande sacrificio- non verrà considerato ai fini pensionistici. La disfunzione che inverte i principi assistenziali, va sicuramente rettificata, perché particolarmente odiosa e perché in agguato proprio nei momenti più difficili della vita. Proposta -------- Si potrebbe ipotizzare l'abolizione dei contributi minimi, anche del contributo integrativo minimo momentaneamente sospeso; tale manovra provocherebbe una modestissima flessione delle entrate della Cassa Forense, ma è intollerabile che una Cassa di previdenza ed assistenza pretenda dai soggetti più deboli, dei contributi che non verranno considerati ai fini pensionistici e favoriranno esclusivamente i soggetti più agiati. \*\*\*\*